I Finimenti  ( III parte )

La scena del presepe in cui l'occhio del visitatore è abbagliato dall'esibizione di tanti beni commestibili è la Taverna, anche se conviene ricordare che a partire dalla seconda metà del '700 con un criterio che viene ripreso anche negli allestimenti attuali che si collegano alla tradizione i tre episodi canonici non saranno più articolati in altrettanti quadri plastici ma questi ultimi saranno ampliati a dismisura con l'introduzione di frammenti di vita popolare, sempre più numerosi e tendenti al "pittoresco", non più rigidamente suddivisi anche nelle costruzioni che occupavano grandi spazi.


75) Fabbriche di Cerreto, Piatto, Napoli, collezione privata

Così all'ombra della 'frasca" era esposta un'incredibile varietà di cibarie, compresi i quarti di carne macellata, in osservanza alle disposizioni governative che consentivano ai tavernari i esporre ai clienti la vista delle carni.


76) Ignoto napoletano sec. XVIII, Polli, Napoli, collezione privata

L'autore più noto in questo genere di figurazioni, nonché fine scultore di testine fu Giuseppe De Luca (una scarola in collezione privata reca il monogramma a lettere intrecciate con corona a tre punte, in allusione evidentemente ad un suo inserimento nella schiera dei modellatori della Real Fabbrica).

Vasta fu la produzione di bottega di questo plasticatore dilettante, noto alle fonti perché "il suo forte erano i finimentì: carni, polli mezzi maiali, ortaggi, verdure, salami, formaggi, frutta in terracotta, fu specialista per panierini e piatti in ogni genere di vivande; il tutto eseguito con verità sorprendente". (A. PERRONE, Cenni Storici sul Presepe, Napoli 1896).


77) Francesco Cappiello (attr.), Vecchio suonatore di chitarra.
Napoli, collezione privata



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